NON SAPERE COSA FARE

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A tutti sarà capitato di non sapere cosa fare durante la giornata.

Pur avendo tempo e voglia di fare qualcosa, ci si trova delle volte senza idee o senza interessi particolari.

Ci si annoia nel rimanere a casa senza fare niente.

Ci si annoia a scambiare quattro chiacchere con qualcuno.

Ci si annoia ad uscire senza meta o in un posto in cui si crede di non divertirsi.

Semplicemente, ci si annoia, qualunque cosa si faccia.

Ma che cos’è la noia?

Perché la viviamo?

E come la possiamo gestire quando la proviamo?

CHE COS’È LA NOIA

Ne potremmo parlare come di un’emozione, benché la noia non sia in realtà un’emozione.

La noia, infatti, differisce dalle classiche emozioni propriamente dette, quali gioia, disgusto, rabbia, paura e così via.

Al contrario, sembra rappresentare piuttosto l’assenza di emozioni.

La potremmo definire come quello stato psicologico in cui di tanto in tanto ci si trova quando non si ha nulla di interessante da fare.

Vero è, tuttavia, che quando ci si annoia si può vivere un disagio emotivo di diversa natura.

Non di rado la noia tende a presentarsi assieme a vissuti di ansia, di depressione e di rabbia tutt’altro che piacevoli e non di rado di difficile gestione.

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Vedremo più avanti come imparare a gestirli.

Come poter giustificare, dunque, la definizione appena data di noia seppure siano presenti tali emozioni?

A ben vedere, in realtà, questi vissuti emotivi si accompagnano alla noia, più che rappresentare un ingrediente stesso della noia.

La buona ricetta per annoiarsi, infatti, non prevede né di vivere sensazioni piacevoli, né di vivere sensazioni spiacevoli.

Nell’uno o nell’altro caso, dopotutto, quello che si starebbe vivendo non sarebbe la noia in quanto tale, ma la sensazione conseguente all’aver percepito la noia.

In pratica, il risultato di un giudizio che si starebbe attribuendo all’annoiarsi.

E poiché spesso sono spiacevoli le emozioni che si provano quando ci si annoia, tale giudizio è verosimilmente negativo.

È tale giudizio negativo, dunque, che rende un’esperienza di per sé priva di significato, qual è la noia, un qualcosa di spiacevole e spesso di difficile gestione.

La potremmo considerare quindi come il “Tofu” dell’esperienza umana, ossia uno stato psicologico che prende il “colore” ed il “gusto” delle emozioni con cui spesso si accompagna.

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Se dunque la noia è una condizione “neutrale” della nostra esperienza, perché la viviamo?

PERCHÉ CI ANNOIAMO

Si è detto che la noia rappresenta uno stato psicologico vissuto quando non si ha niente di interessante da fare.

Tale definizione ci permette di comprendere il motivo per il quale ci annoiamo: la mancanza di un determinato scopo.

Fate attenzione: il termine “scopo” a cui si fa qui riferimento non si riferisce ai soli obiettivi che potremmo porci consapevolmente durante la giornata o, più in generale, nel corso della vita.

Piuttosto, si parla di “scopo” o di “obiettivo” per indicare il motivo per il quale ci dovremmo comportare in uno modo piuttosto che in un altro.

Ogni nostro comportamento, infatti, ha alla base una motivazione, che ne siamo consapevoli o meno.

A volte fa parte proprio di un buon percorso psicologico comprendere tali motivi impliciti, specialmente quando non si è abituati ad una simile attività introspettiva.

Parlare di scopo, dunque, equivale a riferirsi a ciò che motiva a fare certe cose e a non farne altre.

Le nostre motivazioni, in pratica.

Va da sé che, in assenza di motivazioni valide per agire in un determinato modo, rimaniamo fermi, immobili, come sospesi in un limbo psicologico senza né spazio, né tempo.

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QUANTO DURA LA NOIA

Come stato psicologico caratterizzato dalla mancanza di scopi da perseguire, la noia non può che durare per tutto il tempo che durerebbe la mancanza di mete da raggiungere.

Essendo tuttavia la nostra mente particolarmente attiva e dinamica, è difficile che tale stato psicologico possa rimanere a lungo nella nostra giornata.

Il ciclico ripresentarsi di vari bisogni, infatti, può indurci a rompere improvvisamente questo stato di inerzia, motivandoci alla ricerca del miglior modo possibile per soddisfarli.

Bisogni primari, come il nutrirsi o l’abbeverarsi, possono spingerci a ricercare particolari cibi o bevande, rompendo così il “silenzio” interno della noia.

Anche altri bisogni personali, come quelli affettivi e relazionali, possono portarci a vivere con rinnovato interesse attività messe in disparte fino a poco tempo prima a causa della noia.

Malgrado la durata passeggera della noia, tuttavia, non di rado alcune persone sembrano risentire di stati di noia più duraturi durante le proprie giornate.

Come è possibile spiegare tale fenomeno?

PERCHÉ LA NOIA DURA TROPPO

Non vi è un’unica spiegazione per la quale tale esperienza potrebbe essere più presente nella vita di alcune persone piuttosto che di altre.

Diversi, infatti, sono i motivi per i quali si arriva ad annoiarsi con una certa costanza.

Vediamone qualcuno.

MANCANZA DI PASSIONI E DI INTERESSI

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L’assenza o ridotta presenza di passioni e interessi è probabilmente uno dei motivi che porta le persone a vivere frequentemente l’esperienza della noia.

Sia le passioni che gli interessi predispongono infatti ad impegnarsi nello svolgimento di attività pratiche o intellettuali capaci di destare emozioni e sensazioni piacevoli.

In virtù dell’effetto positivo conseguente allo svolgimento di tali attività, le persone si sentono così motivate a compierle più o meno frequentemente per rivivere lo stato di piacevolezza provato in precedenza.

Per convenzione, si è soliti parlare di “passione” per riferirsi a quelle attività capaci di suscitare in modo più o meno costante sensazioni piacevoli particolarmente intense e/o prolungate.

La costanza e l’intensità della piacevolezza vissuta durante lo svolgimento di una data attività spiega così la natura stessa della passione e la differenzia dall’interesse, esprimibile come un’attività capace di suscitare vissuti analoghi, ma di minore intensità e durata.

Va da sé che, tanto maggiore sono l’intensità e la durata del piacere provato, quanto maggiore è la motivazione ad impegnarsi in simili attività.

Allo stesso modo, più passioni e interessi si hanno, più è probabile che ci si impegni in diverse attività nel corso della giornata, vedendo di riflesso ridursi il tempo speso senza fare niente.

Una mente “appassionata” o ricca di interessi, dunque, è una mente che risulta nel complesso meno incline a percepire l’esperienza della noia.

Per contro, avere meno passioni e interessi espone al rischio di vedere accresciuto l’intervallo di tempo che intercorre tra la soddisfazione di un bisogno e l’emergere di quello successivo.

In pratica, si vive maggiormente alla mercé di quella ridotta cerchia di bisogni che motivano all’azione, aspetto quest’ultimo che riduce la propensione ad impegnarsi in varie attività.

Al tempo stesso, tuttavia, avere meno passioni e interessi porta a vivere meno frequentemente e/o con minore intensità la frustrazione conseguente al non riuscire a portare avanti le attività per le quali ci si sente appassionati e interessati

ASSENZA DI OBIETTIVI A LUNGO TERMINE

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Un altro motivo per il quale può capitare di vivere frequentemente la noia è la mancanza di obiettivi a lungo termine.

Avere un obiettivo conseguibile nel lungo periodo porta infatti ad impegnarsi giorno dopo giorno per la sua realizzazione.

La costanza a cui si è chiamati per la sua realizzazione riduce così il tempo speso senza fare niente, limitando la possibilità di annoiarsi durante la giornata.

Diverse condizioni di disagio psicologico possono ostacolare la scelta di obiettivi a lungo termine.

Crisi esistenziali, ad esempio, possono portare a vivere stati intensi di ansia per il futuro che, se non gestiti in modo corretto, possono spingere ad evitare ogni forma di riflessione su di sé e sui propri obiettivi.

Né un esempio il procrastinare l’inizio di ogni impegno e la presa di decisioni sul proprio futuro.

Riducendo l’angoscia del non sapere che cosa si vuole, tuttavia, la procrastinazione porta la persona a vivere:

  • uno stato prolungato di noia legato al non sapere come investire il tempo per non pensare ai propri problemi esistenziali;
  • un vissuto costante di depressione legato alla sensazione di stare perdendo gli anni migliori della propria vita.

Un altro esempio è quello relativo alle persone che soffrono di un disturbo borderline di personalità.

Chi soffre di tale disagio può infatti avere frequenti crisi d’identità che portano a non riuscire a mantenere nel corso del tempo specifici obiettivi da perseguire nel lungo termine.

La difficoltà a mantenere un’immagine di sé stabile nel tempo può rendere la persona più impulsiva, spingendola a cambi repentini di interessi.

Il frequente cambio di attività, tuttavia, può portare progressivamente ad esaurire ogni interesse, facilitando l’emergere di stati prolungati di noia e apatia.

ANESTESIA EMOTIVA

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Anche stati di vuoto o di “anestesia emotiva” possono predisporre le persone a vivere stati prolungati di noia di difficile gestione.

Tali condizioni sono spesso il prodotto di esperienze di vita traumatiche occorse nella prima infanzia o nell’adolescenza.

Aggressioni fisiche, psicologiche o sessuali possono infatti portare la persona ad imparare a reagire al proprio dolore attraverso il distacco da ogni emozione.

In età adulta tale distacco avverrebbe in modo inconsapevole ogni qual volta la persona si trovasse esposta ad eventi o dinamiche attivanti ricordi dolorosi del passato.

Tali ricordi riemergerebbero al di fuori della consapevolezza della persona, manifestandosi attraverso modificazioni del modo di percepire le sensazioni emotive e corporee.

Lo stato di appiattimento emotivo, che così si andrebbe a provare, potrebbe facilmente venire scambiato per uno stato di noia o di apatia.

A differenza della noia, tuttavia, tale stato di “morte interiore” verrebbe vissuto con grande disagio a motivo della sensazione di essere deboli e impotenti presente in sottofondo e responsabile della sua stessa presenza.

Non a caso la percezione di questa “pseudo-noia” porta spesso chi la vive a compiere gesti estremi finalizzati a riattivare il proprio stato psico-corporeo e a riacquisire una sensazione di controllo e padronanza di sé.

SENSIBILITÀ ALLA NOIA

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Un altro fattore che non di rado contribuisce a rendere particolarmente disagevole la percezione della noia è la presenza di un tratto caratteriale noto come “sensation seeking” o “novelty seeking”.

Chi presenta questo tratto di personalità appare più incline a stufarsi rapidamente delle attività nelle quali si impegna.

La facilità con cui avviene la perdita di interesse per diverse attività porta così chi presenta questo tratto a vivere un bisogno più pressante di essere stimolato da attività nuove ed eccitanti.

È importante riconoscere che la presenza di tale forma di sensibilità alla noia non esprime di per sé una condizione patologica, ma può predisporre a comportamenti rischiosi per evadere la noia e l’apatia.

Ne sono un esempio, l’eccessivo uso di alcol, la guida spericolata, il sesso promiscuo, l’uso di droghe e così via.

COME GESTIRE LA NOIA

Se la noia è un’esperienza normale e non patologia dell’essere umano, perché dovrebbe essere gestita?

Due possibili risposte:

  1. perché può divenire troppo intensa e frequente;
  2. perché può associarsi a vissuti emotivi altrettanto eccessivi per frequenza e intensità

Nel primo caso, dunque, la gestione della noia si tradurrebbe nella gestione dei fattori che starebbero mantenendo tale esperienza troppo presente nella nostra vita.

Ne è un esempio, il ridurre l’attività di procrastinazione dei propri doveri e la conseguente definizione dei propri valori che si compie in fase di terapia con chi riconosce di stare vivendo una crisi esistenziale.

Un altro esempio è invece il lavoro di elaborazione dell’esperienza traumatica che caratterizza chi si trova a vivere condizioni di vuoto e anestesia emotiva di natura dissociativa.

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Nel secondo caso, per contro, la gestione della noia si tradurrebbe nella gestione dell’atteggiamento assunto nei confronti della noia, in quanto attivante varie forme di disagio psico-emotivo.

CONCLUSIONI

La noia rappresenta quello specifico stato psicologico che si vive quando non si hanno obiettivi specifici da perseguire.

Differisce rispetto alle emozioni ma, al pari dell’esperienza emotiva, ha solitamente una breve durata.

Diversi fattori possono portare tuttavia a prolungare la durata di questa esperienza.

Ne sono un esempio l’assenza di passioni o di obiettivi di vita a lungo termine, il vivere un periodo di crisi esistenziale, la presenza di specifici condizioni di disagio psicologico, come il disturbo borderline di personalità.

La gestione psicologica della noia si esplica dunque nell’identificazione e modifica di tali fattori e nell’assunzione di un atteggiamento non giudicante nei confronti della noia.

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