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ATTACCHI DI PANICO

L’attacco di panico esprime una reazione particolarmente intensa di paura ad un evento non sempre chiaramente identificabile.

Tale definizione racchiude in sé diverse informazioni sul panico di chiara importanza per chi sta vivendo questi fenomeni. Vediamone alcuni.

Punto 1. Il panico  è un’emozione. Non un’emozione qualsiasi, tuttavia, ma specifica e ben descrivibile: l’emozione di paura, portata ai suoi massimi livelli di intensità.

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Come tutte le emozioni, dunque, anche il panico può essere descritto nei tre livelli che la psicologica scientifica utilizza per analizzare le normali reazioni emotive: il livello fisiologico, comportamentale e cognitivo.

LIVELLO FISIOLOGICO

Ad un livello fisiologico, l’attacco di panico si manifesta con l’intensa attivazione del nostro corpo. Aumenta la velocità del battito cardiaco, la pressione nelle arterie, la frequenza del nostro respiro, lo stato di contrazione dei muscoli, la sudorazione, etc.

Tali cambiamenti non sono causali, ma rispondono al bisogno di avere a disposizione l’energia necessaria per fronteggiare la minaccia che è stata percepita.

Così la velocità del cuore aumenta per permettere al sangue di spostarsi dagli organi ai muscoli, comportando un blocco nella digestione e fastidi gastrointestinali; il respiro segue questo processo, aumentato la sua frequenza per garantire ai muscoli l’ossigeno di cui hanno bisogno; la sudorazione aumenta per raffreddare questo “motore interno” attivatosi rapidamente per sostenere l’attacco o la fuga dalla minaccia.

LIVELLO COGNITIVO

Ad un livello cognitivo, l’attacco di panico si manifesta  invece con pensieri particolarmente negativi sulle nostre condizioni di salute. Comune, ad esempio, è il credere di stare per morire,  per impazzire o perdere il controllo di se stessi.

Sono pensieri particolarmente negativi che, secondo ipotesi contemporanee, spiegano tra l’altro il modo con cui emergerebbe il panico.

Nello specifico, interpretare in modo catastrofico una normale modificazione interna del corpo potrebbe infatti portarci a reagire con forti emozioni di paura di fronte a tali normali cambiamenti.

Ad esempio, il percepire un casuale aumento del battito cardiaco può farci pensare di stare avendo un infarto; il cambiamento nella frequenza del respiro potrebbe diventare facilmente la prova  di stare soffocando; la sensazione di confusione e di giramento di testa l’avvisaglia di una supposta perdita di controllo della nostra mente.

Sono pensieri come questi che, emergendo in poche frazioni di secondo, possono portarci a vivere un vero e proprio attacco di panico.

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LIVELLO COMPORTAMENTALE

Ad un livello comportamentale, infine, il panico si caratterizza per la tendenza a reagire attaccando, fuggendo o immobilizzandosi di fronte al pericolo.

Chi si trova in uno stato di panico avverte il forte impulso a scappare da dove si trova, al fine di mettersi quanto prima in salvo dal possibile pericolo.

Naturale sarà invece reagire aggressivamente alla minaccia nel caso in cui sarà impossibile la fuga. Lo sa bene chi ha provato a contenere fisicamente una persona in balia di uno stato intenso di panico.

L’immobilizzazione, infine, quale ulteriore risorsa nel caso in cui la minaccia venga vissuta come insormontabile.

Gli animali sono soliti ricorrere a questa difesa per dare l’impressione di essere senza vita.

Questo meccanismo arcaico si pensa che permetta di sollecitare il disgusto del predatore dinnanzi ad una preda supposta in uno stato di decomposizione.

Un’altra possibile spiegazione chiama in causa la competizione di ruolo. Immobilizzandosi, l’animale trasmette all’aggressore l’impressione di essere completamente sottomesso. Questo meccanismo riduce sul nascere l’aggressività legata alla rivalità tra animali della stessa specie.

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Punto 2. Il panico è un “attacco”, ossia una reazione circoscrivibile entro specifico arco temporale, solitamente di pochi minuti.

Per quanto si potrebbe credere il contrario, l’attacco di panico ha una durata breve.

Molto breve, in effetti.

Un conto infatti è parlare di panico, una reazione che, al pari delle altre emozioni, dura il tempo necessario per permettere al nostro corpo di  attivare tutti i meccanismi sopra descritti. Un altro invece è parlare di ansia da panico, ossia la preoccupazione di avere un nuovo attacco di panico dopo averne appena sperimentato uno.

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Rispetto al panico, infatti, l’ansia ha solitamente una maggiore durata, ma anche una minore intensità emotiva.

Affermare che il panico è di breve durata ci consente inoltre di cogliere un aspetto molto spesso sottovalutato: per quanto spiacevole possa sembrare, il panico passa senza che sia necessario fare niente di particolare.

Punto 3. Il panico emerge spesso senza che la persona riesca a spiegarsi il motivo per cui è sopraggiunto.

Non sempre la supposta minaccia che ha attivato questa emozione è chiaramente riconoscibile da parte di chi sta vivendo il panico.

Al contrario, più comuni sono i casi in cui la persona si trova spettatrice di un’attivazione  del corpo “senza nome”, in quanto poco chiara e comprensibile.

Niente di particolarmente rilevante, a dire il vero, ma spiegabile tenendo conto che la nostra vita interiore è per lo più inconsapevole.

Il cuore si contrae per indirizzare il sangue verso le arterie senza che la nostra mente debba ricordarglielo tutte le volte; il respiro prosegue ininterrottamente senza che quasi ce ne si renda conto, e così via.

Vero è, tuttavia, che il non sapere cosa ci ha portato a vivere il panico ci lascia in un costante  stato di apprensione; ci preoccupa non sapere che cosa ha causato questi vissuti corporei.

Questo stato di preoccupazione, noto ai più come “ansia”, tende tuttavia a ridursi ricevendo informazioni corrette e scientificamente fondate su questo fenomeno, quali sono quelle che potresti trovare scaricando gratuitamente in questo e-Book.

paura di perdere il controllo

Ci rassicura, ad esempio, sapere che il fiato corto, i dolori al petto, i crampi allo stomaco, i tremori  e le vampate di calore sono  spesso esperienze dipendenti da come il nostro corpo sta reagendo ad un dato evento.

Ci permette infatti di non dare troppo peso a queste normali esperienze corporee.

Delle volte, tuttavia, il timore di rivivere in futuro una simile esperienza è tale da impedirci di proseguire la nostra normale vita quotidiana.

Quando la possibilità di rivivere un attacco di panico compromette in modo così significativo la nostra vita è utile rivolgersi ad uno psicologo.

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