SENTIRSI DEBOLI E IMPOTENTI

sentirsi deboli e impotenti

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Non è di certo una bella sensazione quella che proviamo quando ci sentiamo deboli e impotenti.

Tutti l’abbiamo provata.

Chi più, chi meno.

Non tutti però ce ne ricordiamo.

Sa bene cosa si prova a sentirsi completamente indifesi chi ha sperimentato un attacco di panico.

È il terrore, allo stato puro.

Ma sa bene cosa sia l’impotenza anche chi ha investito tanto tempo ed energie ed emozioni in una relazione non andata a buon fine.

Nell’attimo  in cui si realizza che, qualunque cosa si potrà dire o fare, l’altro non tornerà.

È lì che emerge l’impotenza.

Una sensazione di angoscia che lacera dal di dentro.

Spaventa l’impotenza, anche solo a pensarla.

Forse è per questo che molti non se la ricordano o non vogliono ricordarla.

IN CHE MODO SCAPPIAMO DALL’IMPOTENZA?

Beh, trovando uno stratagemma per farci sentire l’esatto opposto: forti, sicuri di noi, inscalfibili, come una roccia.

Ciascuno a modo proprio costruisce le proprie certezze aggrappandosi a ciò che in un momento della propria vita ha permesso di allontanare la sgradevole sensazione di essere deboli.

C’è, ad esempio, chi investe tempo ed energie per mantenere il proprio aspetto in un certo modo: snello, tonico, curato.

Si ha l’impressione di riuscire a trarre forza dal percepirsi in quel modo e nel farsi vedere dagli altri in modo simile.

Non è solo una questione di mera vanità, come in molti potrebbero pensare.

sentirsi deboli

Quello che si scopre entrando più in profondità è che, dietro ogni sforzo, vi sarebbe in realtà il bisogno di non sentirsi vulnerabili come in passato.  

Ci si dimentica di questo con il tempo, al punto da vivere con piacere la grande attenzione per il proprio aspetto esteriore.

Ma quando quell’eco del passato torna a bussare alla porta …è allora che ci si ricorda.

Di cosa?

Di non essere, dopo tutto, molto diversi da come si era un tempo, con le proprie fragilità e le proprie debolezze.

Ma si è realmente così? Si è davvero così deboli, così impotenti, così vulnerabili?

Certamente no, ma in alcuni momenti lo si pensa e lo si sente pure.

Arriviamo persino a convincerci di essere in quel modo: persone deboli, fragili.

PERCHÉ CI CONVINCIAMO DI ESSERE DEBOLI?

Non di certo per un piacere masochistico.

Beh, non del tutto per lo meno.

Fa meno paura sentirsi deboli e fragili se si crede che accanto a sé ci sia qualcuno capace di farci sentire protetti, sicuri,  accuditi.

In una parola: amati.

sentirsi protetti

Delle volte si avverte così tanto il bisogno di essere  amati dagli altri che quasi si ricerca quella sensazione.

È grazie alla propria debolezza, infatti, che si perverrebbe quella calda sensazione di essere amati.

Diventare “forti” , invece, aprirebbe ad immaginari di vuoto, di solitudine, di tristezza.

Forse è per questo che la famiglia è così importante, in quanto luogo dove, nel bene  o nel male, si pensa di poter comunque tornare.

Una base sicura.

E se non lo è stata?

Delle volte si torna lo stesso, con la pretesa, forte ed energica, che l’altro ci accudisca come noi vorremmo.

Altre volte invece ci si allontana, la si evita. Farebbe troppo soffrire riavvicinarsi e percepire nuovamente la mancanza di amore e affetto. Meglio la via della solitudine.

Scelte di vita, nella maggior parte dei casi, ognuno ha le sue.

PERCHÉ DUNQUE CI CONVINCIAMO DI ESSERE DEBOLI?

Perché il mondo diventerebbe un posto più prevedibile in questo modo.

Provate a pensarci: da un lato ci sarebbero le persone forti e capaci e dall’altro ci saremmo noi, l’esatto opposto.

Questa distinzione porta infatti un chiaro vantaggio: permetterci di prospettarci un modo di stare al mondo in cui l’impotenza e la fragilità non toccherebbero la nostra persona.

Sarebbe proprio quel tipo di modello ideale che si cercherebbe di raggiungere per non sentirsi costantemente indifesi.

Avere ideali conferisce infatti un senso di padronanza di se stessi  perché ci mostra una via di uscita dalla sofferenza e dall’impotenza.

Il problema è che spesso si sopravvaluta quella che, in effetti, è soltanto una sensazione.

Sentirsi impotenti non equivale ad essere impotenti.

È debole soltanto chi si convince di esserlo.

Un po’ come l’essere forti: non esistono persone che lo siano realmente.

Anche la roccia più spessa e pesante viene levigata dal morbido soffio del vento.

sentirsi deboli e impotenti

Spesso è proprio quando si realizza di non essere così forti come si credeva che la terra inizia a tremare sotto i piedi.

È il passato che ritorna.

Il lato estetico non è dunque che uno di quei salvagenti a cui ci si aggrapperebbe per non affogare nel mare freddo e scuro dell’impotenza.

CI SONO ALTRI SALVAGENTI?

Certamente.

Un altro è per esempio è la felicità.

Il mito della felicità.

Lo possiamo riassumere in questo modo: la convinzione che nella vita bisogna essere sempre felici e mostrarsi come tali agli altri.

essere sempre felici e sorridenti

Basta sfogliare le foto di qualunque profilo social per vedere espresso questo mito.

Ci si mostra felici per convincersi di non essere da meno degli altri.

Ma di chi esattamente?

A ben vedere, di chi, come noi, ha paure , dolori, sofferenze  che non vuole mostrare.

Perché?

Per non essere etichettati come diversi, problematici, deboli.

Non è un caso se le persone che  soffrono di depressione vivano con grande sofferenza il percepire attorno a sé un mondo che gli sorride.

Il quel sorriso, infatti, è come se leggessero l’impotenza che impedisce loro di fare tante delle cose che un tempo le rendevano felici; o per lo meno di mostrarlo agli altri con un sorriso.

Fa stare bene sorridere quando si è felici, ma incupisce quando lo si fa per non sentirsi tristi.

sforzarsi di sorridere

Ci si sente soli e incompresi in ciò che si sta vivendo.

È per questo che ci si isola: per non venire compatiti da chi si impegna quotidianamente per allontanare quel sentimento di impotenza.

Fa sentire ancora più impotenti essere aiutati a non esserlo.

CHE COSA PUÒ AIUTARE INVECE?

Banalmente,  la pura e semplice condivisione delle proprie esperienze di vulnerabilità e impotenza.

Mostrare le proprie fragilità a chi già si sente fragile permette infatti di contrastare quel senso di diversità che spesso contribuisce a rendere insopportabili queste esperienze.

Sapere che dietro quei sorrisi può nascondersi una sofferenza che non si mostra dona come un senso di liberazione.

È nella connessione che si crea tra persone che condividono le proprie debolezze che emerge una forza nuova: quella del legame.

Rafforza sapere che al mondo esiste qualcuno che ci capisce, realmente, e che sarebbe disposto ad aiutarci in caso di bisogno.

In fondo abbiamo bisogno anche di questo nella vita per andare avanti e permetterci di non scappare da sentimenti che tutti abbiamo vissuto.

Chi più, chi meno.

<< La peggiore impotenza è dimenticare che c’è sempre un aiuto >> (James Richardson)

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