IL BISOGNO DI ESSERE VISTI

non essere visti

scritto da Dr. Alessio Congiu

Un rossore che tradisce l’intimo desiderio di essere visti da chi si spera di ricevere qualcosa di più che un semplice complimento.

Il potere di uno sguardo delle volte sfugge anche a colui che osserva; meno a chi di questo si nutre, momento dopo momento.

Come un girasole aspetta le prime luci dell’alba per salutare il nuovo giorno, così attende quello sguardo chi ritrova in esso il senso di ogni cosa.

non essere visti

Un mondo prima cupo e spento vede ora accendersi di luci e colori propri ; il silenzio a lasciar spazio al brusio della natura, che tutt’intorno si rinnova; il profumo delle fragole a richiamare ricordi di tempi felici spesi dietro a morbidi pastelli; persino quella brezza, un tempo gelida e tagliente, si fa ora più calda e gentile, accarezzando una pelle a digiuno di emozioni.

Tutto questo nell’incontro tra quegli sguardi: di chi vede e di chi spera d’esser visto.




PUÒ UNO SGUARDO PRODURRE TUTTO QUESTO?

Anche queste le domande che potrebbero accompagnarci in un periodo fecondo di cambiamenti qual è quello che stiamo vivendo in quarantena; un periodo che può portarci a ricercare dentro noi stessi risposte a domande a cui forse non avremmo mai pensato se tutto il mondo là fuori non si fosse mai fermato, come d’incanto.

Un sogno, si, delle volte è così che appare tutto questo, lasciandoci come in attesa di svegliarci, di riprendere le nostre abitudini e con esse la nostra vita. Una vita 2.0.

<< […] Sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno.
Ogni Cristo scenderà dalla croce
e anche gli uccelli faranno ritorno.
Ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno;
anche i muti potranno parlare,
mentre i sordi già lo fanno >> (Lucio Dalla)

RIFLESSIONI PERSONALI

Personalmente non ho mai capito come in questo momento perché le insegnanti fossero così contrarie all’utilizzo della scolorina, o bianchetto che dir si voglia.

Serviva forse una pandemia per aiutarmi a farlo, a comprendere che quanto lascia dietro a sé una parola barrata sottilmente a penna non è tanto la memoria di un errore di cui provar vergogna, quanto la testimonianza di un passato che è importante non dimenticare. Pena il rischio di riviverlo, tale e quale.

non essere visti

Apprendere dagli errori è infatti possibile ammesso di vederli, di ricordarsi di averli compiuti e infine di accettarli per quello che sono: opportunità di cambiamento.

Certo, anche questa potrebbe essere in effetti niente più che un’altra trovata ingegnosa per rendere più gradevole una pastiglia dal gusto fin troppo amaro.

<< […] Vedi caro amico cosa si deve inventare
per poter riderci sopra, per continuare a sperare >> (Lucio Dalla)

Vero è, tuttavia, che, per chi si nutre di quegli sguardi, la mancanza che si potrebbe avvertire in questo periodo pesa più delle buste della spesa che con fatica tocca portare a casa ogni settimana.




PUÒ DUNQUE QUELLO SGUARDO ESSERE COSÌ IMPORTANTE?

Può, laddove chi attende che tutto questo arrivi dall’esterno rimane semplicemente in attesa, senza provare a ricercare tale sguardo dapprima dentro di sé, da quella parte capace di vederci chiaramente per ciò che siamo, forse meglio di chiunque altro.

CHE COSA SI VEDREBBE?

Difficile a dirsi. I motivi che possono spingerci a ricercare simili fonti di appagamento all’esterno sono vari e differiscono da persona a persona.

Delle volte ciò che si vede è quello stesso sguardo severo che in passato ci è stato a lungo rivolto da una persona per noi significativa, tanto da divenire il modo abituale di vedere noi stessi.

non essere visti

Sotto questa luce, la ricerca di uno sguardo esterno più gentile e accogliente avrebbe la funzione di allontanare da sé quella vocina che da dentro ci ricorderebbe di non andare bene così come siamo.

<< Non vali abbastanza >>

Altre volte invece quello che si osserva dentro se stessi è uno sguardo privo di ogni espressione che ci mostra ciò che più temiamo: l’inconsistenza della nostra persona e l’assenza di scopi, di obiettivi personali.

Da cui il bisogno pressante di vedere nel riflesso dello sguardo dell’altro qualcosa che ci riveli finalmente chi siamo e dove forse siamo diretti.

<< Esisti, ti vedo >>




BISOGNA PER FORZA CAMBIARE?

Nessuno dovrebbe sentirsi costretto a compiere questo tipo di lavoro introspettivo. Capire dove sta il giusto è tuttora oggetto di dibattito, anche tra i più esperti.

Non sempre, infatti, i tempi sono maturi perché un simile cambiamento avvenga nella nostra persona.

Come giustamente sottolineava il celebre pedagogista francese Célestin Freinet:

<< Il cavallo che non ha sete non berrà neanche se costretto >>

non essere visti

Considerate dunque anche questa come un’ opportunità che attualmente è presente ed a vostra disposizione, da cogliere solo se desiderosi di cambiare qualcosa che nella vostra quotidianità vorreste vedere in modo diverso rispetto al passato, in vista di quello che vorreste per voi stessi in futuro.

Non è mai troppo presto o troppo tardi per cambiare.

<< […] L’anno che sta arrivando tra un anno passerà.
Io mi sto preparando, è questa la novità >> (Lucio Dalla)

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Un rossore che tradisce l’intimo desiderio di essere visti da chi si spera di ricevere qualcosa di più che un semplice complimento.

Il potere di uno sguardo delle volte sfugge anche a colui che osserva; meno a chi di questo si nutre, momento dopo momento.

Come un girasole aspetta le prime luci dell’alba per salutare il nuovo giorno, così attende quello sguardo chi ritrova in esso il senso di ogni cosa.

non essere visti

Un mondo prima cupo e spento vede ora accendersi di luci e colori propri ; il silenzio a lasciar spazio al brusio della natura, che tutt’intorno si rinnova; il profumo delle fragole a richiamare ricordi di tempi felici spesi dietro a morbidi pastelli; persino quella brezza, un tempo gelida e tagliente, si fa ora più calda e gentile, accarezzando una pelle a digiuno di emozioni.

Tutto questo nell’incontro tra quegli sguardi: di chi vede e di chi spera d’esser visto.




PUÒ UNO SGUARDO PRODURRE TUTTO QUESTO?

Anche queste le domande che potrebbero accompagnarci in un periodo fecondo di cambiamenti qual è quello che stiamo vivendo in quarantena; un periodo che può portarci a ricercare dentro noi stessi risposte a domande a cui forse non avremmo mai pensato se tutto il mondo là fuori non si fosse mai fermato, come d’incanto.

Un sogno, si, delle volte è così che appare tutto questo, lasciandoci come in attesa di svegliarci, di riprendere le nostre abitudini e con esse la nostra vita. Una vita 2.0.

<< […] Sarà tre volte Natale

e festa tutto il giorno.

Ogni Cristo scenderà dalla croce

e anche gli uccelli faranno ritorno.

Ci sarà da mangiare

e luce tutto l’anno;

anche i muti potranno parlare,

mentre i sordi già lo fanno >>

(Lucio Dalla)

RIFLESSIONI PERSONALI

Personalmente non ho mai capito come in questo momento perché le insegnanti fossero così contrarie all’utilizzo della scolorina, o bianchetto che dir si voglia.

Serviva forse una pandemia per aiutarmi a farlo, a comprendere che quanto lascia dietro a sé una parola barrata sottilmente a penna non è tanto la memoria di un errore di cui provar vergogna, quanto la testimonianza di un passato che è importante non dimenticare. Pena il rischio di riviverlo, tale e quale.

non essere visti

Apprendere dagli errori è infatti possibile ammesso di vederli, di ricordarsi di averli compiuti e infine di accettarli per quello che sono: opportunità di cambiamento.

Certo, anche questa potrebbe essere in effetti niente più che un’altra trovata ingegnosa per rendere più gradevole una pastiglia dal gusto fin troppo amaro.

<< […] Vedi caro amico

cosa si deve inventare

per poter riderci sopra,

per continuare a sperare >>

(Lucio Dalla)

Vero è, tuttavia, che, per chi si nutre di quegli sguardi, la mancanza che si potrebbe avvertire in questo periodo pesa più delle buste della spesa che con fatica tocca portare a casa ogni settimana.




PUÒ DUNQUE QUELLO SGUARDO ESSERE COSÌ IMPORTANTE?

Può, laddove chi attende che tutto questo arrivi dall’esterno rimane semplicemente in attesa, senza provare a ricercare tale sguardo dapprima dentro di sé, da quella parte capace di vederci chiaramente per ciò che siamo, forse meglio di chiunque altro.

CHE COSA SI VEDREBBE?

Difficile a dirsi. I motivi che possono spingerci a ricercare simili fonti di appagamento all’esterno sono vari e differiscono da persona a persona.

Delle volte ciò che si vede è quello stesso sguardo severo che in passato ci è stato a lungo rivolto da una persona per noi significativa, tanto da divenire il modo abituale di vedere noi stessi.

non essere visti

Sotto questa luce, la ricerca di uno sguardo esterno più gentile e accogliente avrebbe la funzione di allontanare da sé quella vocina che da dentro ci ricorderebbe di non andare bene così come siamo.

<< Non vali abbastanza >>

Altre volte invece quello che si osserva dentro se stessi è uno sguardo privo di ogni espressione che ci mostra ciò che più temiamo: l’inconsistenza della nostra persona e l’assenza di scopi, di obiettivi personali.

Da cui il bisogno pressante di vedere nel riflesso dello sguardo dell’altro qualcosa che ci riveli finalmente chi siamo e dove forse siamo diretti.

<< Esisti, ti vedo >>




BISOGNA PER FORZA CAMBIARE?

Nessuno dovrebbe sentirsi costretto a compiere questo tipo di lavoro introspettivo. Capire dove sta il giusto è tuttora oggetto di dibattito, anche tra i più esperti.

Non sempre, infatti, i tempi sono maturi perché un simile cambiamento avvenga nella nostra persona.

Come giustamente sottolineava il celebre pedagogista francese Célestin Freinet:

<< Il cavallo che non ha sete non berrà neanche se costretto >>

non essere visti

Considerate dunque anche questa come un’ opportunità che attualmente è presente ed a vostra disposizione, da cogliere solo se desiderosi di cambiare qualcosa che nella vostra quotidianità vorreste vedere in modo diverso rispetto al passato, in vista di quello che vorreste per voi stessi in futuro.

Non è mai troppo presto o troppo tardi per cambiare.

<< […] L’anno che sta arrivando

tra un anno passerà.

Io mi sto preparando,

è questa la novità >>

(Lucio Dalla)

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