LASCIARE LA STRADA VECCHIA

chi lascia la strada vecchia

scritto da Dr. Alessio Congiu

Ma alla fine ne valeva la pena?

È questa la domanda che delle volte capita di porsi quando, a distanza di tanti anni, si ripensa al modo con cui si è deciso di reagire a determinati eventi non certo piacevoli della propria vita.

ZONA DI COMFORT

Il timore di rivivere le stesse sofferenze di un tempo può portare in un dato momento a chiudersi in se stessi o a rifugiarsi in zone di comfort dalle quali diventa sempre più difficile uscire.

Ci si accorge di questo soltanto diversi anni dopo, quando la bufera dalla quale si stava faticosamente cercando di fuggire svanisce all’orizzonte.

È buffo come l’ arcobaleno, che in quei casi si riesce a vedere passata la tempesta, appaia così distante da dove ci si trova.

Come se quel turbinio di pensieri e di parole ci avesse scosso al punto da averci fatto perdere qualcosa di noi stessi lungo la strada.

Si guarda al passato, delle volte, così come si ripercorre il tragitto compiuto prima che si perdesse qualcosa di importante.

A che prezzo si è guadagnata la protezione dai propri timori se poi non ci si sente neanche più capaci di meravigliarsi di quanto sfugge alle nostre previsioni?




LE CONSEGUENZE

Le giornate appaiono improvvisamente sterili, vuote, prive di un senso che prima sembrava così semplice da trovare:

  • nell’ uscita oltre gli orari che la buona routine ci imponeva di seguire;
  • nella spontaneità con cui si decideva di provare qualcosa di nuovo, il più delle volte sotto la spinta di chi ci sembrava molto più motivato di noi;
  • nel lasciarsi andare ad un nuova avventura, senza lasciarsi condizionare più di quanto non fosse necessario dal ricordo di storie passate.

La semplicità di quei momenti appare la nuova meta da raggiungere, ora che tutto sembra diventato così meccanico, così costruito, così artificiale.

Ci si deve sforzare, ora, per essere spontanei, per non fare facce da fotografo, per esprimere liberamente ciò che si prova, o anche solo per permettersi di provarlo.

Prigionieri di se stessi, chiusi da quegli stessi muri che si è eretto per difendersi dai pericoli che si temeva di poter rivivere.

blocco mentale

Se solo ci avessero detto che pericoli erano in agguato.

Se solo ci avessero detto che cosa avremmo perso nell’imboccare la strada vecchia e più sicura, anziché quella nuova e piena di insidie.

Se solo ci avessero mostrato quale altro vento seguire.

LE INSIDIE DELLA MENTE

Dove vai a ricercare la felicità, mente scellerata!

Ti rivolgi al passato per risentire quella vitalità che sfugge da dentro prigioni aventi ansie e paure come sbarre e brutti pensieri come mura.

Dovresti saperlo, mente, che…

  • …sempre si perde il presente quando si guarda al passato con rammarico e rassegnazione;
  • …sempre ci si perde quando si guarda il presente come un labirinto senza via di fuga;
  • …sempre si gioca a fare i grandi con i sogni di quando si era bambini.

Ma l’errore è così: è tale fintanto che non si apprende la propria morale.

Solo allora ci si permette di definire “necessario” quanto oggi chiamiamo “sbaglio”, e lasciare scivolare via questi pensieri, pesanti come macigni.




È POSSIBILE LIBERARSI DALLE PROPRIE PRIGIONI MENTALI?

Certo, a patto che ci si riesponga al rischio di soffrire oggi come un tempo, ma con gambe più robuste su cui potersi appoggiare.

Quel vento che un tempo spezzava i fuscelli, sussurra infatti oggi tra le fronde degli alberi.

<< Non puoi tornare indietro e cambiare l’inizio, ma puoi iniziare dove sei e cambiare il finale >> (C.S. Lewis)

FACEBOOK

psicologo verona

Newsletter

ARTICOLI SUGGERITI
E-BOOK GRATUITI
VIDEO SUGGERITI
Per la tua privacy YouTube necessita di una tua approvazione prima di essere caricato. Per maggiori informazioni consulta la nostra Privacy Policy.
Ho letto la Privacy Policy ed accetto

Dr. Alessio Congiu - Psicologo a Verona

VUOI RIMANERE AGGIORNATO SUI PROSSIMI ARTICOLI?
IN REGALO PER TE TUTTI I MIEI E-BOOK !

LASCIARE LA STRADA VECCHIA

chi lascia la strada vecchia

Condividi l'articolo

Ma alla fine ne valeva la pena?

È questa la domanda che delle volte capita di porsi quando, a distanza di tanti anni, si ripensa al modo con cui si è deciso di reagire a determinati eventi non certo piacevoli della propria vita.

ZONA DI COMFORT

Il timore di rivivere le stesse sofferenze di un tempo può portare in un dato momento a chiudersi in se stessi o a rifugiarsi in zone di comfort dalle quali diventa sempre più difficile uscire.

Ci si accorge di questo soltanto diversi anni dopo, quando la bufera dalla quale si stava faticosamente cercando di fuggire svanisce all’orizzonte.

È buffo come l’ arcobaleno, che in quei casi si riesce a vedere passata la tempesta, appaia così distante da dove ci si trova.

Come se quel turbinio di pensieri e di parole ci avesse scosso al punto da averci fatto perdere qualcosa di noi stessi lungo la strada.

Si guarda al passato, delle volte, così come si ripercorre il tragitto compiuto prima che si perdesse qualcosa di importante.

A che prezzo si è guadagnata la protezione dai propri timori se poi non ci si sente neanche più capaci di meravigliarsi di quanto sfugge alle nostre previsioni?




LE CONSEGUENZE

Le giornate appaiono improvvisamente sterili, vuote, prive di un senso che prima sembrava così semplice da trovare:

  • nell’ uscita oltre gli orari che la buona routine ci imponeva di seguire;
  • nella spontaneità con cui si decideva di provare qualcosa di nuovo, il più delle volte sotto la spinta di chi ci sembrava molto più motivato di noi;
  • nel lasciarsi andare ad un nuova avventura, senza lasciarsi condizionare più di quanto non fosse necessario dal ricordo di storie passate.

La semplicità di quei momenti appare la nuova meta da raggiungere, ora che tutto sembra diventato così meccanico, così costruito, così artificiale.

Ci si deve sforzare, ora, per essere spontanei, per non fare facce da fotografo, per esprimere liberamente ciò che si prova, o anche solo per permettersi di provarlo.

Prigionieri di se stessi, chiusi da quegli stessi muri che si è eretto per difendersi dai pericoli che si temeva di poter rivivere.

blocco mentale

Se solo ci avessero detto che pericoli erano in agguato.

Se solo ci avessero detto che cosa avremmo perso nell’imboccare la strada vecchia e più sicura, anziché quella nuova e piena di insidie.

Se solo ci avessero mostrato quale altro vento seguire.

LE INSIDIE DELLA MENTE

Dove vai a ricercare la felicità, mente scellerata!

Ti rivolgi al passato per risentire quella vitalità che sfugge da dentro prigioni aventi ansie e paure come sbarre e brutti pensieri come mura.

Dovresti saperlo, mente, che…

  • …sempre si perde il presente quando si guarda al passato con rammarico e rassegnazione;
  • …sempre ci si perde quando si guarda il presente come un labirinto senza via di fuga;
  • …sempre si gioca a fare i grandi con i sogni di quando si era bambini.

Ma l’errore è così: è tale fintanto che non si apprende la propria morale.

Solo allora ci si permette di definire “necessario” quanto oggi chiamiamo “sbaglio”, e lasciare scivolare via questi pensieri, pesanti come macigni.




È POSSIBILE LIBERARSI DALLE PROPRIE PRIGIONI MENTALI?

Certo, a patto che ci si riesponga al rischio di soffrire oggi come un tempo, ma con gambe più robuste su cui potersi appoggiare.

Quel vento che un tempo spezzava i fuscelli, sussurra infatti oggi tra le fronde degli alberi.

<< Non puoi tornare indietro e cambiare l’inizio, ma puoi iniziare dove sei e cambiare il finale >> (C.S. Lewis)

Condividi l'articolo

VUOI RIMANERE AGGIORNATO SUI PROSSIMI ARTICOLI?
IN REGALO PER TE TUTTI I MIEI E-BOOK !